la foto dell'équipe medica che ha seguito nel suo percorso di guarigione il signor Ardizzon (il signore con la maglietta rossa)
“Sono la prova vivente che – racconta Ardizzon – se si interviene presto, aumentano notevolmente le probabilità di potersi salvare la vita. Gli screening oncologici (mammella, colon, collo dell’utero) servono proprio a questo, cioè a individuare il tumore in una fase iniziale, per poter intervenire in maniera più efficace”. “Sono dieci anni che partecipo allo screening del colon retto – continua Ardizzon – ogni volta l’esito era stato negativo, fino a quest’anno. Invece della solita lettera, mi è sopraggiunta una telefonata dalla gentilissima dottoressa Maria Luisa Polo (referente Ulss 14 per gli screening oncologici) che mi invitava per un colloquio. In quella occasione ho scoperto che l’esame delle feci era risultato positivo e che avrei cominciato un percorso diagnostico più approfondito. La colonscopia l’ho eseguita col dottor Giorgio Cavallarin (dirigente della Gastroenterologia) che a Chioggia esegue questo esame in maniera innovativa insuflando anidride carbonica invece di aria, tanto che non ho sentito proprio nulla, nemmeno un minimo di fastidio”. Ardizzon, una volta constatata la necessità di intervenire chirurgicamente, è stato preso in carico dagli operatori sanitari della Oncologia (il primario Carlo Gatti e la dottoressa Elena Rossi) e della Chirurgia (il primario Salvatore Ramuscello). “In tutto il mio percorso – aggiunge – ho apprezzato la professionalità dei nostri medici e soprattutto la loro umanità. Ringrazio questi medici che ho citato in quanto mi hanno aiutato ad essere qui e, ringrazio questi screening che sono una opportunità da non lasciarsi sfuggire, per pigrizia o vergogna, perché è grazie a questi controlli programmati ed efficaci che possiamo salvarci la vita”. In occasione della 11. Giornata della Salute, verranno ricordati i tre screening oncologici, puntando l’attenzione soprattutto su quello che serve a diagnosticare tempestivamente un tumore al colon retto (con la ricerca del sangue occulto nelle feci) e al collo dell’utero. Per quest'ultimo tumore, al pap test si affianca la ricerca del papilloma virus (HPV test) in grado di rilevare la presenza del virus, causa delle lesioni precancerose. Lo screening del tumore del collo dell'utero è quindi ancora più protettivo e in futuro sarà sufficiente ripeterlo ogni cinque anni invece che ogni tre anni, come avveniva col vecchio test.
lunedì 21 settembre 2015
LO SCREENING DEL COLON RETTO MI HA SALVATO LA VITA
la foto dell'équipe medica che ha seguito nel suo percorso di guarigione il signor Ardizzon (il signore con la maglietta rossa)
“Sono la prova vivente che – racconta Ardizzon – se si interviene presto, aumentano notevolmente le probabilità di potersi salvare la vita. Gli screening oncologici (mammella, colon, collo dell’utero) servono proprio a questo, cioè a individuare il tumore in una fase iniziale, per poter intervenire in maniera più efficace”. “Sono dieci anni che partecipo allo screening del colon retto – continua Ardizzon – ogni volta l’esito era stato negativo, fino a quest’anno. Invece della solita lettera, mi è sopraggiunta una telefonata dalla gentilissima dottoressa Maria Luisa Polo (referente Ulss 14 per gli screening oncologici) che mi invitava per un colloquio. In quella occasione ho scoperto che l’esame delle feci era risultato positivo e che avrei cominciato un percorso diagnostico più approfondito. La colonscopia l’ho eseguita col dottor Giorgio Cavallarin (dirigente della Gastroenterologia) che a Chioggia esegue questo esame in maniera innovativa insuflando anidride carbonica invece di aria, tanto che non ho sentito proprio nulla, nemmeno un minimo di fastidio”. Ardizzon, una volta constatata la necessità di intervenire chirurgicamente, è stato preso in carico dagli operatori sanitari della Oncologia (il primario Carlo Gatti e la dottoressa Elena Rossi) e della Chirurgia (il primario Salvatore Ramuscello). “In tutto il mio percorso – aggiunge – ho apprezzato la professionalità dei nostri medici e soprattutto la loro umanità. Ringrazio questi medici che ho citato in quanto mi hanno aiutato ad essere qui e, ringrazio questi screening che sono una opportunità da non lasciarsi sfuggire, per pigrizia o vergogna, perché è grazie a questi controlli programmati ed efficaci che possiamo salvarci la vita”. In occasione della 11. Giornata della Salute, verranno ricordati i tre screening oncologici, puntando l’attenzione soprattutto su quello che serve a diagnosticare tempestivamente un tumore al colon retto (con la ricerca del sangue occulto nelle feci) e al collo dell’utero. Per quest'ultimo tumore, al pap test si affianca la ricerca del papilloma virus (HPV test) in grado di rilevare la presenza del virus, causa delle lesioni precancerose. Lo screening del tumore del collo dell'utero è quindi ancora più protettivo e in futuro sarà sufficiente ripeterlo ogni cinque anni invece che ogni tre anni, come avveniva col vecchio test.
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